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      E successe la cosa secondo il disegno suo: perché il re, deliberato, o per la cagione predetta o per avere difficoltà di denari o per la propinquità del verno, di non muovere l'armi insino alla primavera, e dimostrando confidare che anche a quello tempo non gli mancherebbe il favore del pontefice, rispondeva allegando varie escusazioni della dilazione, ma tacendo sempre quella, che forse era la principale, della tregua che ancora durava. Aveva nondimeno inclinazione a tentare le cose di Genova o almanco di soccorrere la Lanterna, la quale per ordine suo era stata nell'anno medesimo rinfrescata piú volte di qualche quantità di vettovaglie, da piccoli legni i quali, fingendo di volere entrare nel porto di Genova, vi si erano accostati furtivamente; ma l'estremità del vivere era tale che, non potendo quella fortezza aspettare il soccorso, furono costretti quegli di dentro ad arrendersi a' genovesi; i quali, con dispiacere maraviglioso del re, la disfeceno insino da' fondamenti. Rimosse la perdita della Lanterna il re in tutto da' pensieri di molestare per allora Genova, ma si voltò tutto alle preparazioni di assaltare il ducato di Milano l'anno futuro: e sperava insino a qui, per la intenzione buona che gli dava il pontefice, per la disposizione che aveva dimostrato nelle pratiche col re d'Inghilterra e con i svizzeri, e per lo averlo stimolato a fare la impresa, gli avesse a essere congiunto e favorevole; massime che a lui faceva offerte grandi, e particolarmente prometteva aiutarlo ad acquistare il regno di Napoli o per la Chiesa o per Giuliano suo fratello.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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