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      Ma nuove cose che sopravennono cominciorono a metterlo in qualche diffidenza di lui.
      Non aveva il pontefice mai voluto comporre le cose del duca di Ferrara, se bene, nel principio della sua promozione, gli avesse dato in Roma grandissima speranza e promesso la restituzione di Reggio al ritorno di Ungheria del cardinale suo fratello; al quale poiché fu ritornato, era andato differendo con varie scuse: confermategli però le medesime promesse non solo con le parole ma con uno breve, e consentendo che egli pigliasse l'entrate di Reggio come di cosa che presto avesse a ritornare sotto il loro dominio. Ma la intenzione sua era molto diversa, e inclinata a occupare Ferrara; stimolato da Alberto da Carpi oratore cesareo, inimico acerbissimo del duca, e da molti altri che gli proponevano ora l'esempio della gloria di Giulio, fatta eterna per avere tanto ampliato il dominio della Chiesa, ora l'occasione di dare uno stato onorevole a Giuliano suo fratello: il quale, avendosi proposto speranze poco moderate, aveva spontaneamente consentito che Lorenzo suo nipote ritenesse in Firenze l'autorità della casa de' Medici. Però entrato in questi pensieri, il pontefice ottenne facilmente da Cesare, bisognoso in ogni tempo di denari, che gli desse in pegno la città di Modena per quarantamila ducati, come poco innanzi alla morte di Giulio si era trattato con lui; disegnando unire quella città con Reggio, Parma e Piacenza e concederle in vicariato o in governo perpetuo a Giuliano, con aggiugnervi Ferrara se gli venisse mai l'occasione di ottenerla.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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