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      Ma questa concordia fu quasi in uno dí medesimo conchiusa e perturbata per la venuta de' nuovi svizzeri; i quali, feroci per le vittorie passate e sperando non dovere della guerra acquistare minori ricchezze che quelle delle quali vedevano carichi i compagni, avevano l'animo alienissimo dalla pace, e per difficultarla recusavano di restituire le valli: in modo che, non potendo i primi svizzeri rimuovergli da questo ardore, se ne andorono in numero di trentacinquemila a Moncia per fermarsi ne' borghi di Milano; essendosi partito da loro per la via di Como, la quale strada il re studiosamente aveva lasciata aperta, Alberto Pietra, famoso capitano, con molte insegne. Cosí, non quasi prima fatta che turbata la pace, ritornorno le cose nelle medesime difficoltà e ambiguità; anzi molto maggiori, essendosi nuove forze e nuovi eserciti approssimati al ducato di Milano.
      Perché il viceré finalmente, lasciato alla guardia di Verona Marcantonio Colonna con cento uomini d'arme sessanta cavalli leggieri e dumila fanti tedeschi, e in Brescia mille dugento lanzchenech, era venuto ad alloggiare in sul Po appresso a Piacenza; avendo settecento uomini d'arme secento cavalli leggieri e semila fanti, e il ponte preparato a passare il fiume. Al quale per non dare giusta causa di querelarsi, Lorenzo de' Medici, che era soggiornato industriosamente molti dí a Parma con lo esercito, nel quale erano settecento uomini d'arme ottocento cavalli leggieri e quattromila fanti, [venne a Piacenza]; avendo prima, a richiesta de' svizzeri, mandati, mentre trattavano, per servirsene a raccorre le vettovaglie, quattrocento cavalli leggieri sotto Muzio Colonna e Lodovico conte di Pitigliano, condottiere l'uno della Chiesa l'altro de' fiorentini: i quali non aveva mandati tanto per desiderio di aiutare la causa comune quanto per non dare occasione a' svizzeri, se pure componevano col re di Francia, di non includere nella pace il pontefice.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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