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      Rimaneva in mezzo di Milano e Piacenza con eguale distanza la città di Lodi, abbandonata da ciascuno ma saccheggiata prima da Renzo da Ceri, entratovi dentro come soldato de' viniziani; il quale, per discordie nate tra lui e l'Alviano, avendo prima con protesti e quasi con minaccie ottenuto licenza dal senato, si era condotto con dugento uomini d'arme e con dugento cavalli leggieri agli stipendi del pontefice; ma non potendo cosí presto seguitarlo i soldati suoi, perché i viniziani proibivano a molti il partirsi di Padova dove erano alloggiati, si era partito da Lodi per empiere il numero della compagnia con la quale era stato condotto. Ma il cardinale sedunense, il quale prima spaventato dalle pratiche che tenevano i suoi col re di Francia e dalla vacillazione della città di Milano, si era fuggito con mille svizzeri a Piacenza e con parte delle genti del duca di Milano, e dipoi andato a Cremona a sollecitare il viceré a farsi innanzi, indirizzatosi al cammino di Milano innanzi che l'esercito franzese gli impedisse quella strada, lasciò alcuni de' suoi, benché non molto numero, a guardia di Lodi; i quali, come intesono la venuta del re di Francia a Marignano, impauriti l'abbandonorono.
     
     
      Lib.12, cap.15
     
      Sospetti del viceré riguardo all'esercito pontificio. Vana deliberazione degli spagnuoli e dei pontifici di passare il Po. Parole d'incitamento agli svizzeri del cardinale sedunense. Il primo giorno della battaglia fra svizzeri e francesi. Il secondo giorno ed il sopraggiungere dell'Alviano: importanza ed esito della battaglia; sue conseguenze.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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