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      Meglio era non avere avute questi anni sí onorate vittorie, non avere cacciato i franzesi d'Italia, essersi contenuti ne' termini della nostra antica fama, se poi tutti insieme, ingannando l'espettazione di tutti gli uomini, avevamo a procedere con tanta viltà. Hassi oggi a fare giudicio da tutto il mondo se della vittoria di Novara fu cagione o la nostra virtú o [la] fortuna: se mostreremo timore degli inimici sarà da tutti attribuita o a caso o a temerità, se useremo la medesima audacia, confesserà ciascuno essere stata virtú; e avendo, come senza dubbio aremo, il medesimo successo, saremo non solamente terrore della età presente ma in venerazione ancora de' posteri, dal giudicio e dalle laudi de' quali sarà il nome de' svizzeri anteposto al nome de' romani. Perché di loro non si legge che mai usassino una audacia tale, né che mai conseguissino vittoria alcuna con tanto valore, né che mai senza necessità eleggessino di combattere contro agli inimici con tanto disavvantaggio; e di noi si leggerà la battaglia fatta presso a Novara, dove con poca gente, senza artiglierie senza cavalli, mettemmo in fuga uno esercito poderoso e ordinato di tutte le provisioni e guidato da due famosi capitani, l'uno senza dubbio il primo di tutta Francia l'altro il primo di tutta Italia. Leggerassi la giornata fatta a San Donato, con le medesime difficoltà dalla parte nostra, contro alla persona d'uno re di Francia, contro a tanti fanti tedeschi: i quali quanto piú numero sono tanto piú sazieranno l'odio nostro, tanto maggiore facoltà ci daranno di spegnere in perpetuo la loro milizia, tanto piú si asterranno da volere temerariamente fare concorrenza nell'armi co' svizzeri.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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