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      Ma già, per commissione sua, il duca di Savoia e il vescovo di Tricarico suo nunzio trattavano col re; il quale, sospettoso ancora di nuove unioni contro a sé e inclinato alla reverenza della sedia apostolica per lo spavento che era in tutto il regno di Francia delle persecuzioni avute da Giulio, era molto desideroso dello accordo. Però fu prestamente conchiuso tra loro confederazione a difesa degli stati d'Italia, e particolarmente: che il re pigliasse la protezione della persona del pontefice e dello stato della Chiesa, di Giuliano e di Lorenzo de' Medici e dello stato di Firenze; desse stato in Francia e pensione a Giuliano, pensione a Lorenzo e la condotta di cinquanta lancie; consentisse che il pontefice desse il passo per lo stato della Chiesa al viceré di tornare con l'esercito nel regno di Napoli; fusse tenuto il pontefice levare di Verona e dallo aiuto di Cesare contro a' viniziani le genti sue; restituire al re di Francia le città di Parma e di Piacenza, ricevendo in ricompenso dal re che il ducato di Milano fusse tenuto a levare per uso suo i sali da Cervia, che si calcolava essere cosa molto utile per la Chiesa, e già il pontefice nella confederazione fatta col duca di Milano aveva convenuto seco questo medesimo; che si facesse compromesso nel duca di Savoia se i fiorentini avevano contrafatto alla confederazione che avevano fatto col re Luigi, e che avendo contrafatto avesse a dichiarare la pena, il che il re diceva dimandare piú per onore suo che per altra cagione.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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