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      Per il quale disordine parve al Triulzio di allargarsi con lo esercito per aspettare la venuta de' franzesi, e si ritirò a Cuccai lontano dodici miglia da Brescia; attendendo intratanto i viniziani a provedere di nuova artiglieria e munizione. Venuti i franzesi, si ritornò alla espugnazione di quella città, battendo in due diversi luoghi, dalla porta delle Pile verso il castello e dalla porta di San Gianni; alloggiando da una parte l'esercito franzese, nel quale, licenziati i fanti tedeschi, perché recusavano andare contro alle città possedute da Cesare, era venuto Pietro Navarra con [cinquemila] fanti guasconi e franzesi. Dall'altra parte era il Triulzio co' soldati viniziani; sopra il quale rimase quasi tutta la somma delle cose, perché il bastardo di Savoia ammalato era partito dell'esercito. Battuta la muraglia, non si dette l'assalto perché quegli di dentro aveano fatto molti ripari, e con grandissima diligenza e valore provedevano tutto quel che era necessario alla difesa: onde Pietro Navarra, ricorrendo al rimedio consueto, cominciò a dare opera alle mine e insieme a tagliare le mura co' picconi. Nel quale tempo Marcantonio Colonna, uscito di Verona con seicento cavalli e cinquecento fanti, e avendo incontrato in su la campagna Giampaolo Manfrone e Marcantonio Bua, che con quattrocento uomini d'arme e quattrocento cavalli leggieri erano a guardia di Valeggio, gli roppe; nel quale incontro Giulio figliuolo di Giampaolo, mortogli mentre combatteva il cavallo sotto, venne in potestà degli inimici, e il padre fuggí a Goito: occuporno di poi Lignago, ove presono alcuni gentiluomini viniziani.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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