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      Da altra parte essendo venuti a Rimini, ove era Lorenzo de' Medici, i fanti tedeschi e guasconi, soldato oltre a questo moltissimi fanti italiani e mille cinquecento altri fanti tedeschi, di quegli che erano stati alla difesa di Verona, e raccolta insieme quasi tutta la cavalleria del pontefice e de' fiorentini, Lorenzo, il quale inesperto della guerra si reggeva col consiglio de' capitani, venuto con le genti d'arme a Pesero, mandò ad alloggiare i fanti ne' monti oppositi agli inimici.
      È la città di Pesero situata in sulla bocca d'una vallata che viene di verso Urbino, della quale uscendo il fiume che dagli abitatori è chiamato Porto, perché per la profondità sua entrano in quello luogo le barche, si accosta alla città dalla parte di verso Rimini: la rocca è di verso il mare, e tra il fiume e la città sono molti magazzini; i quali Renzo, per la sicurtà della terra, aveva rovinati. Circondano parte grande della città monti da ogni parte, i quali non si distendono insino al mare ma tra loro e il mare resta qualche spazio di pianura, la quale dalla parte di verso Fano si allarga circa due miglia; e in sulla collina sono due monti rilevati l'uno a rincontro dell'altro: quello che è di verso la marina si chiama Candelara, l'altro di verso Urbino Nugolara; e nella sommità di ciascuno d'essi è uno castello del medesimo nome che ha il monte. Alloggiorno adunque i fanti italiani al castello di Candelara, i tedeschi e guasconi a quello di Nugolara, piú vicino agli inimici. Né si faceva questo con intenzione di combattere, se non con leggiere scaramuccie, con loro ma per impedirgli che non vagassino per il paese liberamente se si determinassero a fare impresa alcuna; perché il consiglio del pontefice era che, ove non gli tirasse la speranza quasi certa della vittoria, non si facesse battaglia giudicata con gli inimici, conoscendo pericoloso il combattere con soldati valorosi e, per essere ineguale il premio della prosperità, facili ad avventurarsi; dannosissimo l'essere vinto il suo esercito, perché si metteva in pericolo manifesto lo stato della Chiesa e de' fiorentini; e sicuro il temporeggiare attendendo a difendersi, potendosi con evidenti ragioni sperare che il mancamento de' danari e delle vettovaglie, in paese tanto sterile, avesse a disordinargli, né meno perché l'esercito suo, per l'esperienza e perché di mese in mese si empieva di soldati piú eletti, diventava migliore, e perché sperava doversi augumentare di dí in dí le cose sue.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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