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      Però offersono al pontefice prontamente l'opera loro, comandorno a tutti i loro sudditi che si partissino dalla guerra che si faceva contro al pontefice; e il re cattolico mandò il conte di Potenza nel regno di Napoli perché, riordinate le genti d'arme, conducesse quattrocento lancie in aiuto suo, e per maggiore testimonianza della sua volontà, spogliò come inobbediente Francesco Maria del ducato di Sora, il quale comperato dal padre possedeva ne' confini di Terra di Lavoro. Ma al re di Francia furno grati per altra cagione gli affanni del pontefice, come di principe che avesse l'animo alieno da lui: però nel principio, seguitando l'esempio suo, deliberando nutrirlo con vane speranze, rispondeva averne ricevuto molestia grande promettendo di operare che Lautrech darebbe favore alle cose sue; soggiugnendo nondimeno che il pontefice pativa di quel che era stato causato da se medesimo, perché gli spagnuoli non arebbono avuto tanto ardire se non fusse cresciuto il numero loro, per quegli che con licenza sua erano passati da Napoli a Verona. Questa fu da principio la intenzione del re. Ma dipoi, considerando che il pontefice abbandonato da lui precipiterebbe senza alcuno freno alla amicizia del re di Spagna, deliberò di dargli favore; ma traendo nel tempo medesimo qualche frutto delle sue necessità. Però, ricercandolo il pontefice di aiuto, ordinò che da Milano vi andassino trecento lancie; e insieme propose doversi fare nuova confederazione tra loro, perché quella che era stata fatta a Bologna, essendo stata violata dal pontefice in molti modi, non era piú di alcuna considerazione.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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