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      Aggiugneva alle offerte molte querele: perché ora si lamentava che il pontefice gli desse carico appresso agli altri príncipi; ora che, per fare ingiuria a sé e cosa grata al cardinale sedunense, avesse scomunicato Giorgio Soprasasso, il quale favoriva ne' svizzeri le cose sue. Oltre a questo, la reggente, madre del re e appresso a lui di grande autorità, riprendeva senza rispetto la empietà del pontefice, che non gli bastando l'avere cacciato uno principe dello stato proprio l'avesse poi ancora tenuto sottoposto alle censure, e denegando dare le doti o gli alimenti di quelle alla duchessa vedova e alla duchessa giovane sua moglie, fusse cagione che elle non avessino modo di sostentarsi: le quali parole ritornando agli orecchi del pontefice gli augumentavano il sospetto. Ma costituito in tante difficoltà, e desiderando gli aiuti suoi non per l'effetto ma per la riputazione e per il nome, le trecento lancie, partite sotto... di Sise da Milano, furno fatte dal pontefice, che non poteva dissimulare il sospetto, soprasedere molti dí nel modonese e nel bolognese, e poi da Lorenzo fatte fermare a Rimini: perché essendo quella città lontana agli inimici aveano, stando quivi, minore facoltà di nuocergli. Né si alleggierirono questi sospetti per la confederazione, la quale, quasi in questo tempo medesimo, si conchiuse in Roma; perché il re, innanzi ratificasse, fece nuove difficoltà per le quali la cosa stette sospesa molti dí. Finalmente, cedendo a molte cose il pontefice, il re ratificò.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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