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      E perché la ritirata non avesse similitudine di fuga, proponevano non che l'esercito ritornasse agli alloggiamenti di prima ma che si andasse a occupare Montebaroccio e i luoghi da' quali si erano partiti gli inimici, donde si poteva procedere inverso Urbino. Con la quale deliberazione partí lo esercito la mattina seguente al fare del dí, ma si credeva questa essere non ritirata ma fuga. Dalla quale opinione, divulgata per tutto il campo, procedette che due uomini d'arme fuggiti a Francesco Maria gli riferirono gli inimici pieni di spavento levarsi quasi fuggendo. Però parendogli d'avere la vittoria quasi certa, mosse subito l'esercito per il cammino a traverso de' monti, sperando di pervenire a loro come fussino calati nella pianura; i quali credeva dovessino andare per la via piú breve e piú facile: per la quale se andavano, non poteva né l'una parte né l'altra fuggire il combattere. Ma la fortuna volle che per salvare un cannone, rimasto indietro il dí dinanzi perché alla carretta si era rotta una ruota, l'esercito di Lorenzo andasse a ripassare il Metro al medesimo Mulino di Madonna, luogo piú basso piú di quattro miglia che quello al quale lo conduceva la strada piú facile e piú breve. Da cause e da accidenti tanto piccoli si variano nelle guerre eventi di grandissimo momento! Passorono tutti i cavalli e i fanti a guazzo ma con grandissima tardità, e quegli che erano passati si voltavano subito in ordinanza per il piano verso Fossombrone. Era già passata tutta la fanteria; e dovendo passare le genti d'arme e i cavalli leggieri che camminavano nell'ultima parte del campo, cominciorono i cavalli leggieri degli inimici, che erano molti ed eletti, a scaramucciare con loro: nella quale scaramuccia fu preso Gostantino, figliuolo, anzi non manco nipote che figliuolo, di Giampaolo Baglione, perché era nato di lui e d'una sorella sua.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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