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      Lib.13, cap.7
     
      Congiura del cardinale Alfonso Petrucci contro il pontefice. Esami e pene dei congiurati. Nomine numerose di nuovi cardinali, di cui alcuni appartenenti a famiglie nobili romane.
     
      Ma non procedevano in questo tempo piú felicemente le cose del pontefice nelle altre azioni che ne' travagli della guerra: alla vita del quale insidiava Alfonso cardinale di Siena, sdegnato che il pontefice, dimenticatosi delle fatiche e de' pericoli sostenuti già per Pandolfo Petrucci suo padre perché i fratelli e lui fussino restituiti nello stato di Firenze, e delle opere fatte da sé, insieme con gli altri cardinali giovani nel conclave, perché e' fusse assunto al pontificato, avesse in ricompensazione di tanti benefici fatto cacciare di Siena Borghese suo fratello e lui; donde privato eziandio delle facoltà paterne non poteva sostenere splendidamente, come soleva, la degnità del cardinalato. Però ardendo di odio, e quasi ridotto in disperazione, aveva avuto pensieri giovenili di offenderlo egli proprio violentemente con l'armi; ma ritenendolo il pericolo e la difficoltà della cosa piú che lo esempio o lo scandolo comune in tutta la cristianità, se uno cardinale avesse di sua mano ammazzato uno pontefice, aveva voltato tutti i pensieri suoi a torgli la vita col veleno, per mezzo di Batista da Vercelli, famoso chirurgico e molto intrinseco suo. Del quale consiglio, se tal nome merita cosí scelerato furore, questo aveva a essere l'ordine: sforzarsi, col celebrare, poiché altra occasione non ne aveva, con somme laudi la sua perizia, che il pontefice, il quale per una fistola antica che aveva sotto le natiche usava continuamente l'opera di medici di quella professione, pigliandone buono concetto lo chiamasse alla cura sua.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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