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      Vincitore dipoi in uno fatto d'arme contro al fratello, lo privò apertamente della vita; il medesimo fece a Corcú fratello minore di tutti: né contento d'avere fatto ammazzare, secondo il costume degli ottomanni, i nipoti e qualunque viveva di quella stirpe, si credé, tanto fu di ingegno acerbo e implacabile, che qualche volta pensasse di privare della vita Solimanno suo unico figliolo. Da questi princípi continuando di guerra in guerra, vinti gli aduliti popoli montani e feroci, trapassato in Persia contro al sofí, e venuto con lui a giornata lo ruppe, occupò la città di Tauris, sedia di quello imperio, con la maggiore parte della Persia: la quale fu costretto ad abbandonare, non per virtú degli inimici (che diffidandosi di potere sostenere l'esercito suo si erano ritirati a' luoghi montuosi e salvatichi), ma perché, essendo stato quello anno sterilissimo, gli mancavano le vettovaglie. Da questa espedizione poiché ritornato in Costantinopoli, e puniti molti soldati autori di sedizione, ebbe restaurato per qualche mese l'esercito, simulando di volere ritornare a debellare la Persia, voltò le armi contro al soldano re della Soria e dello Egitto, principe non solo di antichissima riverenza e degnità appresso a quella religione ma potentissimo, per la amplitudine del dominio per le entrate grandi e per la milizia de' mammalucchi, dalle armi de' quali era stato posseduto quello imperio con grandissima riputazione [trecento] anni. Perché essendo retto da soldani, i quali non per successione ma per elezione ascendevano al supremo grado, e dove non erano esaltati se non uomini di manifesta virtú, e provetti per tutti i gradi militari, al governo delle provincie e degli eserciti, e constando il nervo delle armi loro non di soldati mercenari e forestieri ma di uomini eletti, i quali, rapiti da fanciulli delle provincie vicine, e nutriti per molti anni con parcità di vitto, tolleranza delle fatiche e con esercitarsi continuamente nelle armi nel cavalcare e in tutte le esercitazioni appartenenti alla disciplina militare, erano ascritti nello ordine de' mammalucchi (succedendo di mano in mano in quello ordine non i figliuoli de' mammalucchi morti ma altri, che presi da fanciulli per schiavi vi pervenivano con la medesima disciplina e con le medesime arti che erano di mano in mano pervenuti gli antecessori) questi, in numero non piú di sedici o diciottomila, tenevano soggiogati con acerbissimo imperio tutti i popoli dello Egitto e della Soria, spogliati di tutte l'armi e proibiti di non cavalcare cavalli.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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