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      Nondimeno, non conoscendo in sé quello che facilmente considerava in altri, ricorse al pontefice supplicandolo volesse dargli favore, perché di sé e de' regni suoi si potrebbe valere come di proprio figliuolo.
      Premeva grandissimamente il pontefice la causa di questa elezione, essendogli molestissimo, per la sicurtà della sedia apostolica e del resto di Italia, qualunque de' due re fusse assunto allo imperio; né essendo tale l'autorità sua appresso agli elettori che sperasse con quella potere giovare molto, giudicò essere necessario adoperare in cosa di tanto momento la prudenza e le arti. Persuadevasi che il re di Francia, ingannato da qualcuno degli elettori, non avesse parte alcuna in questa elezione; né avere, benché in uomini venali, a potere tanto le corruttele che avessino sí disonestamente a trasferire lo imperio dalla nazione germanica nel re di Francia. Parevagli che al re di Spagna, per essere della medesima nazione, per le pratiche cominciate da Massimiliano e per molti altri rispetti, fusse molto facile conseguire lo intento suo, se non se gli faceva opposizione molto potente; la quale giudicava non potere farsi in altro modo se non che il re di Francia si disponesse a voltare in uno degli elettori quelli medesimi favori e danari che usava per eleggere sé. Parevagli impossibile indurre il re a questo mentre che era nel fervore delle speranze vane; però sperava che quanto piú ardentemente e con piú speranza si ingolfasse in questa pratica tanto piú facilmente, quando cominciasse ad accorgersi riuscirgli vani i pensieri suoi, trovandosi già scoperto e irritato, e in su la gara, aversi a precipitare a favorire la elezione d'uno terzo con non minore ardore che avesse favorito quella di se medesimo; e potere in questo tempo, acquistata che avesse fede col re di essergli favorevole e d'avere desiderato quel medesimo che lui, essere udita l'autorità e il consiglio suo; e potere similmente accadere, favorendosi gagliardamente ne' princípi le cose del re di Francia, che l'altro re, veduto difficultarsi il desiderio suo e dubitando che il re avversario non vi avesse qualche parte, si precipitasse medesimamente a uno terzo.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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