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      E pensando che il ducato di Urbino si potesse difficilmente, per l'amore de' popoli all'antico duca, tenere sotto nome della figliuola restata unica di Lorenzo compresa nella investitura paterna, lo restituí insieme con Pesero e Sinigaglia alla sedia apostolica: né parendogli che questo bastasse a raffrenare l'ardore de' popoli, fece gittare in terra le mura della città di Urbino e degli altri luoghi principali del ducato, eccetto di Agobbio, alla quale città, per non essere, per la emulazione che aveva con la città di Urbino, tanto inclinata con l'animo a Francesco Maria, voltò favore e riputazione, costituendola come capo di quello ducato. Il quale per indebolire tanto piú, dette a' fiorentini, in pagamento de' danari spesi per lui nella guerra d'Urbino, de' quali gli aveva fatti prima creditori in camera apostolica, la fortezza di Santo Leo con tutto il Montefeltro e il pivieri di Sestina, che soleva essere territorio di Cesena: contentandosi poco i fiorentini di questa sodisfazione ma non potendo opporsi alla sua volontà.
     
      Lib.13, cap.13
     
      Sforzi del re di Francia per guadagnarsi il favore degli elettori dell'impero, e inclinazione dei popoli di Germania contraria a un sovrano straniero. Ancora dell'atteggiamento del pontefice. Elezione a imperatore del re di Spagna. Impressione per l'elezione di Carlo; ragioni di dissensi col re di Francia.
     
      Restava la controversia dello imperio, con grandissima sospensione di tutta la cristianità, proseguita da l'uno e l'altro re con maggiore caldezza che mai: nella quale il re di Francia si ingannava ogni dí piú, indotto dalle promesse grandi del marchese di Brandiborg, uno degli elettori; il quale, avendo ricevuto da lui offerte grandissime di danari, e forse qualche somma di presente, si era non solo obligato, con occulte capitolazioni, a dargli il voto suo ma promesso che l'arcivescovo di Magunza suo fratello, uno de' tre prelati elettori, farebbe il medesimo.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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