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      Mandò il pontefice molti religiosi a predicare in Germania contro a lui, scrisse molti brevi a príncipi e a prelati; ma non giovando né questo né molti altri modi usati per reprimerlo (per la inclinazione de' popoli, e per il favore grande che nelle terre sue aveva dal duca di Sassonia), cominciava a parere in corte di Roma, ogni dí piú, questa causa piú grave, e a crescere la dubitazione che alla grandezza de' pontefici alla utilità della corte romana e alla unità della religione cristiana non ne nascesse grandissimo detrimento. Per questo si facevano quello anno a Roma spessi concistori, spesse consulte di cardinali e teologi deputati nella camera del pontefice, per trovare i rimedi a questo male che continuamente cresceva: e ancora che non mancasse chi riducesse in memoria che la persecuzione fattagli insino a quello dí, poi che non era accompagnata col correggere in loro medesimi le cose dannabili, gli aveva cresciuto la riputazione e la benivolenza de' popoli, e che minore male sarebbe stato dissimulare di non sentire questa insania, che forse per se medesima si dissolverebbe, che soffiando nel fuoco accenderlo e farlo maggiore; nondimeno, come è natura degli uomini di procedere volentieri a' rimedi caldi, non solo furono accresciute le persecuzioni contro a lui e contro agli altri suoi settatori, chiamati volgarmente i luterani, ma ancora deliberato uno monitorio gravissimo contro al duca di Sassonia, dal quale esacerbato diventò fautore piú veemente della causa sua. La quale, in spazio di piú anni, andò in modo moltiplicando che sia stato molto pericoloso che da questa contagione non resti infetta quasi tutta la cristianità. Né ha tanto raffrenato il corso suo cosa alcuna quanto lo essersi conosciuto, i settatori di questa dottrina non essere manco infesti alla potestà de' príncipi temporali che alla autorità de' pontefici romani; il che ha fatto che molti príncipi hanno, per lo interesse proprio, con vigilanza e con severità proibito che ne' regni suoi non entri questa contagione: e per contrario, nessuna cosa ha sostenuto tanto la pertinacia di questi errori (i quali qualche volta, per la troppa trasgressione de' capi di queste eresie e per la varietà ed eziandio contrarietà dell'opinioni tra loro medesimi, sono stati vicini a confondersi e a cadere) quanto la licenziosa libertà che nel modo del vivere ne hanno acquistato i popoli, e l'avarizia de' potenti per non restare spogliati de' beni che hanno occupati delle chiese.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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