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      - Allora il commissario replicò non essere dubbio che il levarsi darebbe al pontefice grandissima turbazione, perché lo priverebbe totalmente della speranza della vittoria; ma il punto di questa deliberazione consistere nella verità o nella falsità de' presuppositi fatti da loro: perché, se il soprasedere fusse con pericolo e senza speranza, non essere dubbio che sarebbe imprudenza non si levare, ma quando fusse altrimenti sarebbe il partirsi grandissimo disordine; però considerassino maturamente lo stato dello esercito e la importanza delle cose, contrapesando quale fusse maggiore, o il pericolo o la speranza. Alle quali parole replicando Prospero e il marchese, che tutte le ragioni della guerra consigliavano a ritirarsi, non avendo il commissario ardire di opporsi a capitani di tanta autorità, si deliberò che il dí medesimo il campo si levasse, e che incontinente si ordinasse di fare discostare l'artiglierie dalla muraglia. La quale cosa, come fu publicata per il campo, era come troppo timida biasimata da tutti quegli che non erano intervenuti nel consiglio, in modo che il commissario e il Morone congiunti insieme si sforzorono di rimuovere Prospero da questa deliberazione. Il quale, non si mostrando alieno da consultarla di nuovo, anzi dicendo, con parole molto laudabili, e tanto piú quanto sono maggiori e piú savi quegli che le dicono, essere di natura che non si vergognava di mutare consiglio quando gli fussino dimostrate migliori ragioni, fece di nuovo chiamare quegli medesimi che si erano trovati a deliberare; ma il marchese di Pescara, occupato a ritirare le artiglierie e aborrente da mutare la prima conclusione, recusò di venirvi: in modo che, restando la cosa piú presto confusa che risoluta, si andò dietro a eseguire quel che prima era st


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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