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      Nella quale dubitazione concorrevano ancora molti, i quali si persuadevano che il ritirare il campo da Parma non fusse stato timore ma artificio, come quegli che avessino sospetto che il pontefice, recuperata che avesse Parma e Piacenza, non gli appartenendo piú altro dello stato di Milano, raffreddasse i pensieri della guerra, né volesse per gli interessi degli altri sostenere piú tanta spesa e tanto travaglio: di che faceva fede il conoscersi quanto lentamente fussino proceduti a porre il campo a Parma; lo averlo posto in luogo impertinente, poiché presa la minore parte della terra si aveva con le medesime difficoltà a cercare di pigliare l'altra; vedere con quanta dilazione e lentezza avevano governato la oppugnazione, come se industriosamente dessino tempo alla venuta del soccorso de' franzesi; e che ultimamente, essendo già in possessione di parte della terra, al nome solo dello approssimarsi Lautrech ancora che con esercito inferiore, l'avessino vituperosamente abbandonata. Alcuni altri dubitavano che, senza coscienza di Prospero, potesse essere stato artificio del marchese di Pescara, detrattore quanto poteva e invidioso della gloria sua. Nondimeno, fu forse piú sana opinione di quegli che credettono che si fusse proceduto sinceramente; né avergli mosso altro che il timore dello essersi approssimato Lautrech, ingannati in grande parte perché i primi avvisi significorono le forze sue essere molto maggiori. Certo è che piú che gli altri se ne maravigliorno i capitani de' franzesi, ridotti in piccola speranza che Parma si difendesse; perché i svizzeri, regolandosi piú secondo la loro natura che secondo la necessità di quegli che gli pagavano, procedevano innanzi con grandissima tardità. Perciò molti di loro, non attribuendo la partita degli inimici a timore, interpretavano piú presto che Prospero come peritissimo capitano, sapendo in quanto disordine mette gli eserciti il sacco delle città e reputando molto difficile il proibire che i soldati non saccheggiassino Parma, giudicasse molto pericoloso, avendo gli inimici tanto vicini, il pigliarla.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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