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      Finalmente, preparate tutte le cose necessarie a passare il Po, l'esercito andò a Bresselle, ove era gittato il ponte fatto con le barche; nel qual luogo si dice il letto del fiume essere piú largo che in alcuno altro. Ma innanzi passasse, essendo a' pensieri di offendere altri congiunta la necessità di pensare a difendere sé proprio, fu mandato alla cura delle terre della Chiesa che rimanevano indietro Vitello Vitelli, con cento cinquanta uomini d'arme e altrettanti cavalli leggieri e con dumila fanti dell'ordinanze de' fiorentini: dove similmente andò il vescovo di Pistoia coi duemila svizzeri, perché non pareva sicuro menargli contro a' franzesi co' quali militavano tanti fanti della nazione medesima, conceduti per decreto e con le bandiere publiche; e tanto piú non avendo certezza quel che fussino per deliberare i nuovi svizzeri, de' quali, congregati a Coira, s'aspettava a ogn'ora la certezza che fussino mossi. Al vescovo e [a] Vitello fu commesso non solamente il difendere Modena e l'altre terre della Chiesa, se alcuno si movesse contro a quelle, ma d'assaltare il duca di Ferrara: il quale, attribuendo a sé la gloria d'avere liberata Parma, occupato il Finale e San Felice non procedeva piú oltre. Perché il pontefice, augumentato per questo insulto l'odio, procedeva, con le censure e monitori ecclesiastici contro a lui, alla privazione del ducato di Ferrara.
     
      Lib.14, cap.7
     
      I pontifici e gli spagnuoli a Casalmaggiore. Il cardinale de' Medici legato presso l'esercito. L'esercito sull'Oglio.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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