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      Principe nel quale erano degne di laude e di vituperio molte cose, e che ingannò assai la espettazione che quando fu assunto al pontificato si aveva di lui, conciossiaché e' riuscisse di maggiore prudenza ma di molto minore bontà di quello che era giudicato da tutti.
      Per la morte del pontefice indebolirono molto le cose di Cesare in Lombardia. Perché non era da dubitare che il re di Francia, ripreso animo per essergli mancato quello inimico co' danari del quale si era cominciata e sostenuta tutta la guerra, non mandasse esercito nuovo in Italia; e che i viniziani per le medesime cagioni non continuassino nella confederazione con lui: donde si interrompevano i disegni fatti di assaltare Cremona e Genova; e i ministri di Cesare, i quali avevano con difficoltà pagato insino a quel dí le genti spagnuole, erano necessitati a diminuire non senza pericolo le forze, possedendosi in nome del re di Francia Cremona e Genova, Alessandria, il castello di Milano, le fortezze di Novara e di Trezzo, Pizzichitone, Domussola, Arona e tutto il Lago Maggiore. Era anche ritornata alla sua divozione la rocca di Pontriemoli; la quale, occupata da Palavicino, fu recuperata da Sinibaldo dal Fiesco e dal conte di Noceto. Né passorono anche felicemente le cose del re di Francia di là da' monti; perché Cesare, mosse le armi contro a lui, prese la città di Tornai e poco dipoi la fortezza, nella quale era molta artiglieria e munizione.
      Per la morte del pontefice si introdussono nuovi governi nuovi consigli e nuovi ordini nel ducato di Milano.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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