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      Nondimeno era entrato nel popolo opinione, per avvisi avuti da' contadini fuggiti del paese, venire artiglierie grosse: donde impauriti maravigliosamente, e molto pi
      ú perché, avendo Federigo preso nel contado alcuni cittadini e fattigli destramente, da certi rebelli parmigiani che erano seco, empiere di opinione che con Marcantonio e co' franzesi veniva gente molto grossa e con artiglierie, gli aveva lasciati andare in Parma; dove, avendo riferito cose assai sopra al vero delle forze degli inimici, empierono il popolo tutto di tanto spavento che non solo nella moltitudine per tutte le contrade, ma nel consiglio loro e in quegli magistrati che avevano la cura delle cose della comunità, si cominciò apertamente a pregare il governatore che, per liberare sé e i soldati suoi dal pericolo di restare prigione e la città dal pericolo di essere saccheggiata, consentisse che si accordassino: a che resistendo il governatore con le ragioni e co' prieghi, e consumandosi il tempo in dispute, si accrebbe nuova difficoltà, perché essendo il tempo di dare la paga, i fanti, sollevati, facendo segno di volere uscirsi della città, tumultuavano. Ottenne nondimeno il commissario, con molte persuasioni, dalla città che provedessino a una parte de' danari, i quali avendo prima promessi si erano raffreddati, dimostrando che questo farebbe, in ogni partito che e' pigliassino, giustificazione non piccola per ogni tempo co' pontefici futuri: co' quali danari quietò, il meglio si potette, il tumulto. Donde e nel popolo si augumentava il timore, e i soldati, vedendo che per essere pochi restavano a discrezione loro e intendendo vacillare gli animi di tutta la città, ridotti in gravissimo sospetto di non essere in uno tempo medesimo assaltati di dentro e di fuora, arebbono desiderato piú presto che di accordo si arrendesse la terra, capitolando la salvazione loro, che stare in questo pericolo.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





Federigo Marcantonio Parma