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      Ebbe la novella della elezione a Vittoria, città di biscaia; la quale avuta, non mutando il nome che prima aveva, si fece denominare Adriano sesto.
      Mutato lo stato di Perugia, poiché, con detrimento non piccolo degli altri disegni, ebbono tardato le genti a muoversi qualche dí, partirono, per raccorre danari dagli amici di Perugia e di Todi (dove Cammillo Orsino aveva rimesso i fuorusciti), il duca d'Urbino e gli altri, lasciato Malatesta in Perugia; camminando con celerità grande verso Siena, avendo con loro [Lattanzio] Petruccio, che da Lione era stato privato del vescovado di Soana, perché Borghese e Fabio figliuoli di Pandolfo Petrucci erano stati proibiti da' ministri imperiali partire da Napoli. In Siena quegli che reggevano non aveano altra speranza che nel soccorso de' fiorentini, per la intelligenza che avevano col cardinale de' Medici: a instanza del quale, quegli che aderendo a lui governavano in sua assenza lo stato di Firenze, come intesono la partita del duca da Perugia, mandorono subito a Siena Guido Vaina con cento cavalli leggieri, e danari per aggiugnere qualche numero di fanti a quegli che erano stati soldati da' sanesi. Ma il principale fondamento era nelle forze disegnate molti dí innanzi: perché, come intesono la prima mossa del duca di Urbino e de' Baglioni, temendo alle cose di Toscana, avevano trattato di soldare i svizzeri del cantone di Berna; i quali, in numero poco piú di mille, si erano fermati col vescovo di Pistoia in Bologna, disprezzati i comandamenti fatti da' loro signori che ritornassino in Elvezia: la quale pratica, benché per molte difficoltà fatte dal vescovo di Pistoia, desideroso di presentare questa gente al futuro pontefice, fusse andata in lungo piú che non sarebbe stato di bisogno, nondimeno si era pure finalmente con gravisima spesa conchiusa; soldando eziandio quattrocento fanti tedeschi unitisi co' svizzeri in Bologna.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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