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      Nocé, in caso piú importante, l'unirsi con lo Scudo e l'acquisto di Novara a' franzesi, perché facilitò l'andata di Francesco Sforza co' fanti tedeschi a Milano. Il quale convenutosi con Prospero, partito occultamente una notte di Pavia, alla guardia della quale restorno [dumila] fanti col marchese di Mantova, (il quale, negando d'allontanarsi tanto dallo stato della Chiesa, recusò di procedere piú oltre), e camminando per altra strada che per la diritta, fu raccolto a Sesto da Prospero; il quale, uscitogli incontro con una parte delle genti, lo condusse a Milano: dove è incredibile a dire con quanta letizia fusse ricevuto dal popolo milanese, rappresentandosi innanzi agli occhi degli uomini la memoria della felicità con la quale era stato quel popolo sotto il padre e gli altri duchi Sforzeschi, e desiderando sommamente d'avere uno principe proprio come piú amatore de' popoli suoi, come piú costretto ad avere rispetto e fare estimazione de' sudditi né disprezzargli per la grandezza immoderata.
      La partita del duca da Pavia dette speranza a Lautrech di potere espugnare quella città; però, raccolto subitamente l'esercito, vi andò a campo; e da altra parte Prospero, conoscendo il pericolo manifesto, vi mandò con somma celerità mille fanti còrsi e alcuni fanti spagnuoli: i quali giunti allo improviso in su gli alloggiamenti dello esercito franzese, passati per quello, parte combattendo parte camminando, e ammazzatine molti, si ridussono salvi in Pavia; dove oltre all'altre incomodità era carestia grande di polvere di artiglierie.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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