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      Da altra parte Prospero Colonna, tenendo, per la fortezza del sito, per certa la vittoria, e perciò deliberato di aspettare (cosí diceva) gli inimici al fossone, fatto, come intese la venuta loro, armare l'esercito e distribuito ciascuno a' luoghi suoi, mandò subito a Francesco Sforza che con la moltitudine armata del popolo venisse senza indugio all'esercito; il quale, raccolti al suono della campana quattrocento cavalli e seimila fanti, fu da lui come giunse collocato alla guardia del ponte. Ma i svizzeri, come si furno accostati all'alloggiamento, con tutto che per l'altezza delle fosse, piú eminente che essi non aveano creduto, non potessino, come era la prima speranza, assaltare l'artiglierie, non diminuita per questo l'audacia, assaltorno il fosso sforzandosi con ferocia grande di salirvi; e nel tempo medesimo lo Scudo andato verso il ponte, trovandovi fuora della opinione sua guardia sí grande, fu costretto di ritirarsi. Scoperse anche prestamente Prospero l'arte di Lautrech; e perciò, fatto comandamento a' suoi che si mettessino in su la testa fasci di spighe e di erbe, fece inutili le insidie sue: donde restando tutto il pondo della battaglia a' svizzeri, che per la iniquità del sito e per la virtú de' difensori si affaticavano senza fare frutto alcuno, ricevendo grandissimo danno non solo da quegli che combattevano alla fronte ma da molti archibusieri spagnuoli, i quali occultatisi tra le biade già presso che mature fieramente per fianco gli percotevano, furno finalmente, poi che con molta uccisione ebbono pagata la mercede della loro temerità, necessitati a ritirarsi, e uniti co' franzesi ritornorno tutti insieme, con gli squadroni ordinati e con l'artiglierie, a Moncia, non ricevendo nel ritirarsi danno alcuno.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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