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      Passò adunque per mare a Roma, dove entrò il vicesimo nono dí di agosto con concorso grandissimo del popolo e di tutta la corte; da' quali benché eccessivamente fusse desiderata la sua venuta (perché Roma senza la presenza de' pontefici è piú tosto simile a una solitudine che una città), nondimeno questo spettacolo commosse gli animi di tutti, considerando avere uno pontefice di nazione barbaro, inesperto al tutto delle cose d'Italia e della corte, né almeno di quelle nazioni le quali già per lunga conversazione erano familiari a Italia: la mestizia de' quali pensieri accrebbe che, alla venuta sua, la peste cominciata in Roma, il che era interpretato pessimo augurio del suo pontificato, fece per tutto l'autunno gravissimo danno. Fu la prima deliberazione di questo pontefice attendere alla recuperazione di Rimini, e comporre le controversie che il duca di Ferrara aveva avute co' due suoi prossimi antecessori: perciò mandò in Romagna mille cinquecento fanti spagnuoli, i quali per potere sicuramente passare il mare aveva condotti seco.
      Alle quali cose mentre che attende, parendo [a] Cesare che allo stabilimento delle cose d'Italia importasse molto la separazione de' viniziani dal re di Francia, e sperando che quello senato, diminuita la speranza delle cose franzesi, avesse l'animo inclinato alla quiete né volesse per gli interessi di altri portare pericolo che la guerra si trasferisse nel suo dominio, comunicati i consigli col re di Inghilterra, il quale avendo prima prestato occultamente contro al re di Francia danari a Cesare, deposte poi le dissimulazioni, discendeva già apertamente nella causa, mandorono imbasciadori a Vinegia a ricercargli che si confederassino alla difesa d'Italia con Cesare; i quali furono, per Cesare Ieronimo Adorno, per il re di Inghilterra Riccardo Pacceo: e vi si aspettavano imbasciadori di Ferdinando fratello di Cesare, arciduca d'Austria; lo intervento del quale, per essere tra i viniziani e lui molte differenze, era necessario in qualunque accordo si facesse con loro.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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