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      Ma per contrario, chi è quello che non vegga, che non conosca, in quanto pericolo resterebbono le cose nostre escluso che fusse totalmente il re di Francia dalle imprese d'Italia? Perché chi può proibire a Cesare che non appropri a sé o al fratello il ducato di Milano? del quale insino a ora non ha mai conceduta la investitura a Francesco Sforza; e se, come è chiarissimo, arà potestà di farlo, chi è quello che possa assicurare della volontà? chi è quello che possa promettere che, essendo il ducato di Milano una scala di salire allo imperio di tutta Italia, che abbi a potere piú in Cesare il rispetto della giustizia e dell'onestà che l'ambizione e la cupidità propria e naturale di tutti i príncipi grandi? Assicureracci forse la moderazione e la temperanza de' ministri che ha in Italia? che sono quasi tutti spagnuoli, gente infedele rapacissima insaziabile sopra tutte l'altre? Se adunque Cesare o Ferdinando suo fratello si attribuiscono Milano, in che grado rimane lo stato nostro, circondato da loro dalla parte d'Italia e di Germania? che rimedio possiamo sperare a' nostri pericoli essendo in mano sua il reame di Napoli, il pontefice e gli altri stati di Italia dependenti da lui, e ciascuno sí esausto e attrito di forze che da loro non possiamo sperare favore alcuno? Ma se il re di Francia possedesse il ducato di Milano, restando le cose bilanciate tra due tali príncipi, chi avesse da temere della potenza dell'uno sarebbe riguardato e lasciato stare per la potenza dell'altro; anzi, il timore solamente della sua venuta assicura tutti gli altri, perché costrigne gli imperiali a non si muovere, a non si impegnare a impresa alcuna.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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