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      Presentò l'ammiraglio, due dí continui, la battaglia agli inimici; i quali, benché si conoscessino superiori di numero e di virtú di soldati, recusorno di farla, non volendo mettere in pericolo la speranza del vincere quasi certa, perché per lettere intercette aveano presentito che a essi cominciavano a mancare danari.
      Passato che ebbe l'esercito imperiale il Tesino, il duca di Urbino con le genti viniziane andò a campo a Garlasco, terra forte di sito, fossi e ripari, dove erano quattrocento fanti italiani; il quale, posto tra Pavia e Trumello di là dal Tesino, dove egli aveva disegnato di alloggiare, interrompeva non solo a lui ma a tutto il resto dello esercito le vettovaglie: e fatta la batteria gli dette il dí medesimo l'assalto, nel quale essendo quasi ributtato, molti de' suoi passorono per l'acqua de' fossi insino alla gola, essendovi ancora alcuni de' fanti di Giovanni de' Medici; e assaltorono con tale impeto che vi entrorono per forza, con grandissima uccisione di quegli di dentro. Accostossi dipoi l'esercito a San Giorgio verso la Pieve al Cairo, per accostarsi a Sartirano, terra forte situata in sulla riva di qua dal Po, e opportuna a impedire loro le vettovaglie; alla custodia della quale erano Ugo de' Peppoli e Giovanni da Birago con alcuni cavalli e con [secento] fanti. Ma andatovi Giovanni d'Urbina, coll'artiglierie e con dumila fanti spagnuoli, espugnò prima la terra e poi la rocchetta, uccisi quasi tutti i fanti e presi i capitani. Mossonsi i franzesi per soccorrere Sartirano, ma prevenuti dalla celerità degli inimici, inteso nel cammino quel che era succeduto, fermorno tutto l'esercito a Mortara.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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