Pagina (1588/2094)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Nella quale opera, tentata con moltitudine quasi innumerabile d'uomini e con grandissima spesa, né senza timore di quegli di dentro, consumò molti dí; ora rovinando l'impeto dell'acqua, la quale per le pioggie immoderate grossissima era divenuta, gli argini, che nel letto dove il fiume si divide si lavoravano per sforzarlo a volgersi nel ramo minore, ora sperando il re di superare con la possanza degli uomini e de' danari la violenza del fiume. Finalmente l'esperienza dimostrò quel che quasi sempre apparisce che piú può la rapidità del fiume che la fatica degli uomini o la industria de' periti. Però il re, privato della speranza, della forza e delle opere, determinò di perseverare nell'assedio, colla lunghezza del quale sperava ridurre quegli di dentro in necessità di arrendersi.
     
      Lib.15, cap.11
     
      Nuovi e inutili tentativi di concordia del pontefice: suoi accordi col re di Francia; nuove angustie e difficoltà di Cesare.
     
      Ma mentre che queste cose si fanno e si preparano, il pontefice, poi che ebbe inteso il re avere occupato Milano, commosso dal principio tanto prospero e perciò desideroso di assicurare le cose proprie, mandò a lui Gianmatteo Giberto vescovo di Verona suo datario, uomo a sé confidentissimo ma né anche ingrato al re. Commessegli che prima andasse a Sonzino a confortare il viceré e gli altri capitani alla concordia, dimostrando dovere andare al re di Francia per la medesima cagione; i quali, già cresciuti di speranza per la resistenza di Pavia, gli risposono ferocemente non volere prestare orecchie ad alcuna composizione per la quale il re avesse a ritenere un palmo di terra nel ducato di Milano.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





Francia Cesare Milano Gianmatteo Giberto Verona Sonzino Francia Pavia Milano