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      Fazione di Varagine. Il duca di Albania a Siena: riordinamento del governo della città. Fanti assoldati in Roma e dal duca e dai Colonnesi suoi avversari.
     
      Perseverava in questo tempo l'assedio di Pavia, benché cessato alquanto per mancamento di munizioni il molestarla con l'artiglierie. Alla quale difficoltà il re per provedere era stato contento che il duca di Ferrara, ricevuto nuovamente da lui in protezione, con obligo di pagargli in pecunia numerata settantamila ducati, ne convertisse ventimila in valore di tante munizioni; le quali si conducevano per il parmigiano e piacentino, con animali e carra de' paesani prestate per commissione del pontefice: non senza grave querela del viceré, come se questo fusse prestare espressamente aiuto al re di Francia. Le quali perché sicuramente si conducessino avea mandato a incontrarle, con dugento cavalli e mille cinquecento fanti, Giovanni de' Medici: il quale, nel principio della guerra, querelandosi di essere veduto con malo occhio dal viceré né gli essere dati tanti danari che bastassino a muovere i soldati, era dagli stipendi di Cesare passato agli stipendi del re. E pareva che ad assicurare le munizioni bastasse questo presidio, per la propinquità del duca di Albania il quale nel tempo medesimo avea passato il Po; ma il viceré e il marchese di Pescara per impedirle, gittato il ponte presso a Cremona, passorno il Po con secento uomini d'arme e ottomila fanti, alloggiando a Monticelli il primo dí: nondimeno, ritornorno presto di là dal fiume, avendo sentito che il re per opporsi loro mandava Tommaso di Fois con una parte dello esercito.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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