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      Ma questa essere anche speranza molto incerta, perché era da temere che i capitani, con l'autorità e arti loro, col proporre il sacco di qualche città ricca della Chiesa o di Toscana, non lo disponessino a camminare: essersi già veduto che una parte de' tedeschi, solo per avere piú grassi alloggiamenti, aveva passato il fiume del Po e venuta in parmigiano e piacentino; in modo che se si fussino deliberati di spingersi innanzi non potere essere se non tardi rimedio alcuno, e fondarsi con troppo pericolo una tanta deliberazione in su la speranza sola de' disordini degli inimici, dalla volontà de' quali dependevano finalmente lo svilupparsene. Fu adunque il consiglio di Clemente, secondo il tempo che correva, prudente e bene considerato. Ma sarebbe stato forse piú laudabile se in tutti gli articoli della capitolazione avesse usato la medesima prudenza, e voltato l'animo piú presto a saldare tutte le piaghe di Italia che ad aprire e inasprirne qualcuna di momento; imitando i savi medici, i quali, quando i rimedi che si fanno per sanare la indisposizione degli altri membri accrescono la infermità del capo o del cuore, posposto ogni pensiero de' mali piú leggieri e che aspettano tempo, attendono con ogni diligenza a quello che è piú importante e piú necessario alla salute dello infermo. Il che perché s'intenda meglio è necessario ripetere piú da alto parte delle cose già narrate, ma sparsamente, di sopra, riducendole in uno luogo medesimo.
     
      Lib.16, cap.3
     
      La politica dei pontefici verso il duca d'Este, e loro ambizione su Ferrara.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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