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      Lasciò Giulio, morendo, a' successori suoi non solo l'eredità di Reggio ma la medesima cupidità di acquistare Ferrara, stimolandogli la memoria gloriosa che pareva che appresso ai posteri avesse lasciata di sé. Però, fu piú potente in Lione suo successore questa ambizione che il rispetto della grandezza che aveva in Firenze la casa de' Medici, alla quale pareva piú utile che si diminuisse la potenza della Chiesa che, aggiugnendogli Ferrara, farla piú formidabile a tutti i vicini: anzi, avendo comperato Modena, indirizzò totalmente l'animo ad acquistare Ferrara, piú con pratiche e con insidie che con aperta forza; perché questo era diventato troppo difficile, avendo Alfonso, poi che si vidde in tanti pericoli, atteso a farla fortissima, lavorato numero grandissimo di artiglierie e di munizioni, e trovandosi, come si credeva, quantità grossa di denari. E furono le inimicizie sue forse maggiori ma trattate piú occultamente che quelle di Giulio; e oltre a molte pratiche tenute spesso da lui per pigliarla, o allo improviso o con inganni, obligò sempre i príncipi, co' quali si congiunse, in modo che almanco non potevano impedirgli quella impresa; né solo viventi Giuliano suo fratello e Lorenzo suo nipote, per l'esaltazione de' quali si credeva che avesse avuto questa cupidità, ma non manco dopo la morte loro: donde si può facilmente comprendere che da niuna cosa ha l'ambizione de' pontefici maggiore fomento che da se stessa. Il quale desiderio fu tanto ardente in lui che molti si persuasono che quella sua ultima, piú presto precipitosa che prudente, deliberazione di unirsi con Cesare contro al re di Francia fusse in grande parte spinta da questa cagione.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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