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      In modo che la necessità costrinse Alfonso per sodisfare al re di Francia, unico fondamento e speranza sua, di rompere la guerra in modenese quando lo esercito di Lione e di Cesare era accampato intorno a Parma; nella quale avendo cattivo successo si sarebbe presto ridotto in gravissime difficoltà se, in ne' medesimi dí, non fusse inopinatamente, nel corso delle vittorie, morto Lione; morte certo per lui non manco salutifera che quella di Giulio. Né io so se, alla fine, fusse totalmente mancato Adriano suo successore di questa cupidità; benché per essere nuovo e inesperto nelle cose d'Italia [lo] avesse, ne' primi mesi che e' venne a Roma, assoluto dalle censure, concessagli di nuovo la investitura e permesso che e possedesse eziandio tutto quello che aveva occupato nella vacazione della Chiesa, e gli avesse ancora dato speranza di restituirgli Modena e Reggio: da che di poi, informato meglio delle cose, si alienò con l'animo ogni dí piú. In modo che Alfonso, avendo compreso che piú facilmente si induce a perdonare chi è offeso che a restituire chi possiede, fu piú ardito, vacando la sedia per la morte di Adriano, che non era stato prima nelle altre occasioni che aveva avute. Ma per la creazione di Clemente entrò in grandissimo timore che per lui non fussino ritornati gli antichi tempi; e meritamente, perché in lui, se gli fussino succedute le cose prospere, sarebbe stata la medesima disposizione che era stata in Giulio e in Lione: ma non avendo ancora occasione per Ferrara, era tutto intento a riavere Reggio e Rubiera, come cosa piú facile e piú giustificata per la possessione fresca che ne aveva avuto la Chiesa, e come se per questo gli risultasse ignominia non piccola del non le ricuperare.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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