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      Da questo nacque che, prima in molti altri modi e ultimamente nella capitolazione col viceré, ebbe piú memoria di questo che non desideravano molti; i quali, conoscendo il pericolo che soprastava a tutti della grandezza di Cesare e che nissuno rimedio era piú salutifero che una unione molto sincera e molto pronta di tutta Italia, e che tutto dí potevano succedere o occasioni o necessità di pigliare l'armi, arebbono giudicato essere meglio che il pontefice non esasperasse né mettesse in necessità di gittarsi in braccio allo imperadore il duca di Ferrara, principe che, per la ricchezza per l'opportunità del sito e per l'altre sue condizioni, era, in tempi tali, da tenerne molto conto; e che piú presto l'avesse abbracciato, e fatto ogni diligenza di levargli l'odio e la paura: se però il fare benefizio a chi si persuade avere ricevute tante ingiurie è bastante a cancellare degli animi, sí male disposti e inciprigniti, la memoria delle offese; massime quando il benefizio si fa in tempo che pare causato piú da necessità che da volontà.
     
      Lib.16, cap.4
     
      Il vescovo di Pistoia inviato dal pontefice a visitare e consolare il re di Francia. Cesare riceve in protezione i lucchesi; nuovo mutamento di govemo in Siena. Accordi di altri principi italiani con Cesare; rinvio di soldati tedeschi in Germania.
     
      Fatta la capitolazione, il pontefice, per non mancare degli offici convenienti verso tanto principe, mandò, con permissione del viceré, il vescovo di Pistoia a visitare e consolare in nome suo il re di Francia.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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