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      Nel quale, per quello che si potette comprendere dalle dimostrazioni estrinseche, apparirono indizi grandi di animo molto moderato e atto a resistere facilmente alla prosperità della fortuna, e tale che non era da credere in uno principe sí potente, giovane e che mai aveva sentito altro che felicità. Perché avuto avviso di tanta vittoria, che gli pervenne il decimo dí di marzo, e con esso lettere di mano propria del re di Francia, scritte supplichevolmente e piú presto con animo di prigione che con animo di re, andò subito alla chiesa a rendere grazie a Dio, con molte solennità, di tanto successo, e con segni di somma devozione prese la mattina seguente il sagramento della eucarestia e andò in processione alla chiesa di Nostra Donna fuora di Madril, dove allora si trovava con la corte; né consentí che, secondo l'uso degli altri, si facessino, con campane o con fuochi o in altro modo, dimostrazioni di allegrezza, dicendo essere conveniente fare feste delle vittorie avute contro agl'infedeli non di quelle che si avevano contro a cristiani. E non mostrando ne' gesti o nelle parole segno alcuno di troppa letizia o di animo gonfiato, rispose alle congratulazioni degli imbasciadori e uomini grandi che erano appresso a lui, che ne aveva preso piacere perché lo aiutarlo Dio sí manifestamente gli pareva pure indizio di essere, benché immeritamente, nella sua grazia; e perché sperava che ora sarebbe l'occasione di mettere la cristianità in pace, e di apparecchiare la guerra contro agli infedeli; e perché arebbe facoltà maggiore di fare beneficio agli amici e di perdonare agli inimici.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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