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      Per le quali anche, poco dipoi liberato don Ugo di Moncada, lo mandò a Cesare a offerire: che il figliuolo rinunzierebbe alle ragioni del regno di Napoli e dello stato di Milano; sarebbe contento che si vedesse di ragione a chi apparteneva la Borgogna, e in caso che appartenesse a Cesare, riconoscerla in nome di dota della sorella; restituire a Borbone lo stato suo, co' mobili di grandissimo valore e i frutti stati occupati dalla camera reale; dargli per donna la sorella, e consentire che avesse la Provenza se fusse giudicato avervi migliore ragione. Le quali pratiche perché fussino piú facili, piú che per avere volto l'animo a' pensieri della guerra, spedí madama subito in Italia a raccomandare al papa e a' viniziani la salute del figliuolo; offerendo, se per la sicurtà propria volevano ristrignersi seco e pigliare l'armi contro a Cesare, cinquecento lancie e grossa contribuzione di danari. Ma il principale suo desiderio e di tutto il regno di Francia sarebbe stato di mitigare l'animo del re d'Inghilterra; giudicando, come era vero, che non avendo inimico lui il regno di Francia non avesse a essere molestato, ma che se egli da uno canto dall'altro Cesare movessino l'armi, avendo con loro Borbone e tante occasioni, che ogni cosa si empierebbe di difficoltà e di pericoli.
      Ma di questo cominciò presto a dimostrarsi a madama qualche speranza. Perché, se bene il re di Inghilterra avesse, subito che intese la nuova della vittoria, fatti segni grandissimi di allegrezza e publicato di volere passare in Francia personalmente, mandati anche a Cesare oratori per trattare e sollecitare di muovere comunemente la guerra, nondimeno, procedendo in questo tempo col medesimo stile che altre volte aveva proceduto, ricercò anche madama che gli mandasse uno uomo proprio; la quale lo spedí subito con amplissime commissioni, usando tutte le sommissioni e arti possibili a mitigare l'animo di quel re: il quale, non partendo dal consiglio del cardinale eboracense, pareva che avesse per fine principale di diventare talmente cognitore delle differenze tra gli altri príncipi che tutto il mondo potesse conoscere dependere da lui il momento della somma delle cose.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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