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      escara, voltato l'animo ad assicurarsi da questo pericolo, entrò in speranza che, con consentimento suo, si potesse disfare quello esercito. Autore di questo consiglio fu Ieronimo Morone, suo gran cancelliere e appresso a lui di somma autorità; il quale, per ingegno eloquenza prontezza invenzione ed esperienza, e per avere fatto molte volte egregia resistenza alla acerbità della fortuna, fu uomo a' tempi nostri memorabile; e sarebbe ancora stato piú se queste doti fussino state accompagnate da animo piú sincero e amatore dello onesto, e da tale maturità di giudizio che i consigli suoi non fussino spesso stati piú presto precipitosi o impudenti che onesti o circospetti. Costui, odorando la mente del marchese, si condusse co' ragionamenti seco tanto innanzi che venneno in parole di tagliare a pezzi quelle genti e di fare il marchese re di Napoli, pure che il pontefice e i viniziani vi concorressino. Al quale consiglio il pontefice, essendo pieno di sospetto e di ansietà, tentato per ordine del Morone, non si mostrò punto alieno; benché da altra parte, non per scoprire la pratica ma per prepararsi qualche rifugio se la cosa non succedesse, avvertí sotto specie di affezione Cesare che tenesse bene contenti i suoi capitani. Mostroronsi i viniziani caldissimi: e si persuadevano anche tutti che v'avesse a essere non manco pronta la madre del re di Francia; la quale già si accorgeva che, arrivato il figliuolo in Spagna, la sua liberazione non procedeva con quella facilità che si erano immaginati.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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