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      Le conclusioni che si trattavano erano: che tra il papa il governo di Francia e gli altri di Italia si facesse una lega della quale fusse capitano generale il marchese di Pescara, e che egli, avendo prima alloggiata la fanteria spagnuola separatamente in diversi luoghi del ducato di Milano, ne tirasse seco quella parte che lo volesse seguitare; gli altri con Antonio de Leva, che dopo lui era restato il primo dello esercito, fussino svaligiati e ammazzati; e che con le forze di tutti i confederati si facesse per lui la impresa del regno di Napoli, del quale il papa gli concedesse la investitura. Alle quali cose il marchese dimostrava di non interporre altra difficoltà che il volere, innanzi a tutto, essere bene certificato se, senza maculare l'onore e la fede sua, potesse pigliare questa impresa in caso gli fusse comandato dal pontefice; sopra che veniva in considerazione, a chi, egli che era uomo e barone del reame di Napoli, fusse piú obligato a obbedire, o a Cesare, che per la investitura Alle quali cose il marchese dimostrava di non interporre altra difficoltà che il volere, innanzi a tutto, essere bene certificato se, senza maculare l'onore e la fede sua, potesse pigliare questa impresa in caso gli fusse comandato dal pontefice; sopra che veniva in considerazione, a chi, egli che era uomo e barone del reame di Napoli, fusse piú obligato a obbedire, o a Cesare, che per la investitura avuta dalla Chiesa aveva il dominio utile di quel regno, o al pontefice, che per esserne supremo signore aveva il dominio diretto.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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