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      Risposta dei veneziani all'inviato di Cesare.
     
      Ma mentre che il cardinale trattava le commissioni del pontefice con Cesare, essendogli data continuamente speranza di desiderata espedizione, succederono in Lombardia effetti molto diversi. Perché essendo il duca di Milano alleggierito in modo della infermità che si teneva per certo che almanco fusse liberato dal pericolo di presta morte, deliberò il marchese di Pescara (il quale per il Castaldo medesimo aveva avuto commissione da Cesare di provedere a questi pericoli, secondo che gli paresse piú opportuno) di impadronirsi del ducato di Milano, sotto colore che il duca, per le pratiche tenute per il mezzo del Morone, era caduto dalle ragioni della investitura, e che il feudo era ricaduto a Cesare supremo signore. Però, essendo il marchese a Novara, benché oppresso da non piccola infermità, e avendo una parte dello esercito in Pavia, i tedeschi alloggiati appresso a Lodi (le quali due città aveva fatte fortificare), chiamò inaspettatamente a Novara il resto delle genti che alloggiavano nel Piemonte e nel marchesato di Saluzzo, il quale quasi subito dopo la vittoria avevano occupato; e sotto specie di volere compartire gli alloggiamenti per tutto lo stato di Milano, chiamò a Novara il Morone, nella persona del quale si può dire che consistesse la importanza d'ogni cosa; perché era certo che, come egli fusse fatto prigione, il duca di Milano, spogliato d'uomini e di consiglio, non farebbe resistenza alcuna; dove, se fusse libero, poteva dubitare che, con lo ingegno con l'esperienza con la riputazione, difficultasse molto i suoi disegni.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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