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      Né avere mancato di dire molte volte quello che per loro stessi potevano sapere, e che credeva anche essere comune a gli altri regni: che in potestà del re di Francia non era obligarsi, senza consentimento degli stati generali del reame, ad alienare cosa alcuna appartenente alla corona: non permettere le leggi cristiane che uno prigione di guerra stesse in carcere perpetua, per essere pena conveniente agli uomini di male affare, non trovata per supplizio di chi fusse battuto dalla acerbità della fortuna; sapersi per ciascuno essere di nessuno valore le obligazioni fatte violentemente in prigione, ed essendo invalida la capitolazione non restare anche obligata la sua fede, accessoria e confermatrice di quella; precedere i giuramenti fatti a Remes, quando con tanta cerimonia e con l'olio celeste si consacrano i re di Francia, per i quali si obligano di non alienare il patrimonio della corona: però non essere manco libero che pronto a moderare la insolenza di Cesare. E il medesimo desiderio mostrò di avere la madre, e la sorella di Alanson, che per essere stata vanamente in Spagna si lamentava assai della asprezza di Cesare, e tutti i principali della corte che intervenivano nelle faccende segrete; conchiudendo che, se e' venivano i mandati del pontefice e de' viniziani, si verrebbe subito alla conclusione della lega: la quale dicevano essere bene si maneggiasse in Francia, per avere piú facilità di tirarvi il re d'Inghilterra, come mostravano speranza grande dovesse succedere.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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