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      Né mancava anche Milano, non gravato secondo la sua proporzione di quel numero di soldati che l'altre terre, avere a pagare denari per le spese publiche, cioè di quelle che accadesse fare per ordine de' capitani per conservazione delle cose di Cesare: i quali denari esigendosi difficilmente, si usavano per i ministri proposti alle esazioni molte acerbità. Per le quali cose essendo condotto il popolo in estrema disperazione si convenneno popolarmente tra loro medesimi di resistere con l'armi in mano alle esazioni, e che ciascuno che fusse gravato dagli esattori chiamasse i vicini a difenderlo; i quali tutti, e dietro a loro gli altri che fussino chiamati, concorressino, al comandamento de' capitani deputati per molte parti della città, per resistere a quegli che facessino le esazioni e a' soldati che volessino favorirgli. Il quale ordine poi che fu dato, accadde che uno fabbro della città, essendo andati gli esattori a gravarlo, concitò per sua difesa i vicini; dietro a' quali concorrendo gli altri del popolo si fece per la città grandissima sollevazione: per la quale sedare essendo concorsi Antonio de Leva e il marchese del Guasto, e in compagnia loro alcuni de' principali gentiluomini di Milano, si quietò finalmente il tumulto, ma ricevuta promessa da' capitani che, contenti delle entrate publiche, non graverebbeno alcuno per altre imposizioni né metterebbeno in Milano altri soldati. Non durò questa concordia se non insino a l'altro giorno, perché essendo venuto avviso che alla città si accostavano nuovi soldati il popolo di nuovo prese l'armi, ma con maggiore tumulto e molto piú ordinato e con maggiore concorso che non si era fatto il dí precedente.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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