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      La quale, oltre alla natura loro, aveva riscontrato in molte difficoltà, essendo stata data imprudentemente al castellano di Mus e al vescovo di Lodi la cura del condurli: perché la vanità del vescovo di Lodi era poco efficace a questo maneggio, e il castellano era intento principalmente a fraudare una parte de' danari mandatigli per pagarne i svizzeri; né avevano, l'uno o l'altro di loro, tanta autorità appresso a quella nazione che fusse bastante a farne levare, massime con sí piccola quantità di danari, numero sí grande, cosí presto come sarebbe stato di bisogno; e questa anche si corrompeva per la emulazione nata tra loro, intenti piú ad ambizione e a gli interessi particolari che ad altro. Aggiunsono anche qualche difficoltà gli agenti che erano per il re di Francia nelle leghe di Elvezia, perché non avevano notizia quale fusse sopra questa cosa la mente del re né se era contraria o conforme alla sua intenzione; perché, non per inavvertenza ma studiosamente, per quegli consigli che spesso parendo molto prudenti riescono troppo acuti, si era pretermesso di dare notizia al re di questa espedizione. Perché Alberto Pio, oratore regio appresso al pontefice, aveva dimostrato essere pericolo che se il re intendesse, innanzi alla conclusione della lega, l'ordine dato di soldare i svizzeri non andasse piú tardo a conchiuderla, parendogli già a ogni modo che senza lui fusse cominciata dal pontefice e da' viniziani la guerra con Cesare. Cosí ritardandosi la venuta de' svizzeri si ritardava il piú principale e il piú potente de' fondamenti disegnati per soccorrere il castello di Milano, non ostante che il vescovo e il castellano della venuta loro prestissima dessino quotidianamente certa e presentissima speranza.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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