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      Dependevano principalmente questa e l'altre deliberazioni dal duca di Urbino; perché, se bene fusse solamente capitano de' viniziani, gli ecclesiastici, per fuggire le contenzioni e perché altrimenti non si poteva fare, aveano deliberato di riferirsi a lui come a capitano universale. Ma egli, benché non lo movessino queste ragioni a andare innanzi, per le instanze efficacissime le quali, per ordine de' loro superiori, gliene facevano il luogotenente del pontefice e il proveditore viniziano (al parere de' quali poiché anche aderivano molti altri capitani, gli pareva che il soprasedere quivi lungamente, non avendo maggiore certezza della venuta de' svizzeri, potesse essere con grave suo carico e infamia), però, sopraseduto l'esercito due dí a Marignano, si condusse il terzo dí di luglio a San Donato lontano cinque miglia da Milano, deliberato di andare innanzi piú per sodisfare al desiderio e al giudizio di altri che per propria deliberazione; ma con intenzione di mettere sempre uno dí in mezzo tra l'uno alloggiamento e l'altro, per dare piú tempo alla venuta de' svizzeri: de' quali mille, finalmente, scesi in bergamasco, venivano alla via dello esercito; e continuavano, secondo il solito, gli avvisi spessi della venuta degli altri. Però, il quinto dí di luglio, andò l'esercito ad alloggiare a tre miglia di Milano, passato San Martino, fuora di strada in su la mano destra, in alloggiamento forte e bene sicuro; dove il dí medesimo si fece una fazione piccola contro ad alcuni archibusieri spagnuoli fattisi forti in una casa, e il dí seguente, stando il campo nel medesimo alloggiamento, un altra simile: e il medesimo dí arrivorono nel campo cinquecento svizzeri, condotti da Cesare Gallo.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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