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      Perché se bene de' svizzeri condotti dal castellano di Mus e dal vescovo di Lodi ne fussino finalmente arrivati allo esercito cinquemila, nondimeno, non parendo numero bastante al duca di Urbino, si aspettavano quegli i quali, in nome del re di Francia, erano stati mandati a dimandare da' cantoni; sperando che, se non per altro, almeno che per cancellare la ignominia ricevuta nella giornata di Pavia, avessino a essere prontissimi a concedergli; e che per la medesima cagione i fanti conceduti avessino a procedere alla guerra (massime in tanta speranza della vittoria) con immoderato ardore. Ma in quella nazione, la quale pochi anni innanzi, per la ferocia sua e per la autorità acquistata, aveva avuto opportunità grandissima ad acquistare amplissimo imperio, non era piú né cupidità di gloria né cura degli interessi della republica, ma pieni di incredibile cupidità si proponevano per ultimo fine dello esercizio militare ritornare a casa carichi di danari: però, trattando la milizia secondo il costume de' mercatanti, e i cantoni, o pigliando publicamente le necessità di altri per occasioni di loro utilità o pieni di uomini venali e corrotti, concedevano o negavano i fanti secondo questi fini; e i capitani che erano ricercati di condursi, per avere migliore condizione quanto maggiore vedevano il bisogno di altri, piú si tiravano in alto facendo dimande impudentissime e intollerabili. Per queste cagioni, avendo il re ricercato i cantoni, secondo i capitoli della confederazione che aveva con loro, che gli concedessino i fanti i quali di consenso comune si avevano a pagare co' quarantamila ducati che sborsava il re di Francia, avevano i cantoni, dopo lunghe consulte, risposto, secondo l'uso loro, non volergli concedere se prima non erano sodisfatti dal re di tutto quello doveva loro per conto delle pensioni che era obligato a pagare ciascuno anno: la quale essendo somma grande, e difficile a pagare con brevità di tempo, furno necessitati, ottenuta anche non senza difficoltà licenza dai cantoni, a soldare capitani particolari.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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