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      Ed era l'armata del re quattro galeoni e sedici galee sottili, i viniziani tredici galee, il papa undici; della quale tutta era deputato capitano generale, a instanza del re, Pietro Navarra, non ostante che il papa avesse avuta piú inclinazione a Andrea Doria. Fu oltre a tutte queste [cose] commesso al Sanga, secretissimamente, che tentasse il re a fare la impresa di Milano per sé, per dargli cagione che con tutte le forze sue si risentisse alla guerra.
      Ebbe anche il Sanga commissione di andare poi al re di Inghilterra, per domandargli sussidio di denari: con ciò sia che quel re, che da principio desiderava tanto la guerra contro a Cesare che se la lega si fusse trattata in Inghilterra, come egli ed Eboracense desideravano, si crede sarebbe entrato nella confederazione; ma non avendo patito il tempo e la necessità del castello di Milano che si facesse lunga pratica, poiché vidde fatta la lega per gli altri, gli parve potersi stare di mezzo come spettatore e giudice.
      Trattava anche il pontefice, stimolato da' viniziani e non meno dal re di Francia, il quale a questo effetto aveva mandato il vescovo di Baiosa a Ferrara, di comporre le differenze con quello duca, benché piú presto in apparenza che in effetto; opponendogli diversi partiti, e tra gli altri di dargli Ravenna in contracambio di Modona e di Reggio: cosa disprezzata dal duca, non solo perché, avendo già preso animo dalla ritirata dello esercito dalle porte di Milano, si rendeva piú difficile che il solito a' partiti propostigli, e a questo di Ravenna specialmente; e per essere molto diverse le entrate, e perché questo gli pareva mezzo da farlo venire, a qualche tempo, in contenzione co' viniziani.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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