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      In Milano pativano assai di danari, perché da Cesare non ne veniva provisione alcuna; e la povertà e le spese intollerabili de' milanesi erano tali che con difficoltà si riscotevano i trentamila ducati stati promessi dal popolo al duca di Borbone: col quale si condussono, per non essere accettati agli stipendi de' confederati per le spese grandissime che avevano, Galeazzo da Birago e Lodovico conte da Belgioioso i quali insino a quel dí avevano in ogni accidente seguitata la parte franzese. Giovanni da Birago occupò Novi. Ne' quali movimenti lo stato del marchese di Mantova era come comune a ciascuno, scusandosi per essere soldato del pontefice e feudatario di Cesare; anzi, essendo propinqua al fine la condotta sua, si ricondusse per altri quattro anni col pontefice e co' fiorentini, con espressa condizione di non essere tenuto di fare né con la persona né con lo stato suo contro a Cesare: benché nel principio della guerra avesse desiderato di andare personalmente nello esercito; il che non piacendo al pontefice perché non confidava del suo governo, gli aveva risposto che, essendo feudatario di Cesare, non voleva metterlo in questo pericolo.
      Questo era allora lo stato delle cose di Lombardia. In Toscana i fiorentini, non avendo né eserciti né armi nel territorio loro, sentivano con lo spendere le molestie della guerra; [perché il pontefice], non avendo co' modi ordinari danari, e ostinato a non ne provedere con gli estraordinari, lasciava con grandissima empietà addosso a loro quasi tutte le spese che si facevano in Lombardia.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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