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      Perciò, accresciuto l'animo degli inimici, venuti innanzi, si fermorono con tutte le genti a Santo Apostolo, donde spinseno per ponte Sisto in Trastevere circa cinquecento fanti con qualche cavallo; i quali, ributtato dopo qualche resistenza Stefano Colonna di Pilestrina dal portone di Santo Spirito, che soldato del pontefice era ridotto quivi con dugento fanti, si indirizzorono per Borgo vecchio alla volta di San Piero e del palazzo pontificale, essendovi ancora dentro il pontefice. Il quale, invano chiamando l'aiuto di Dio e degli uomini, inclinando a morire nella sua sedia, si preparava, come già aveva fatto Bonifazio ottavo nello insulto di Sciarra Colonna, di collocarsi con l'abito e con gli ornamenti pontificali nella cattedra pontificale; ma rimosso con difficoltà grande da questo proposito dai cardinali che gli erano intorno, che lo scongiuravano a muoversi, se non per sé almanco per la salute di quella sedia e perché nella persona del suo vicario non fusse sí sceleratamente offeso l'onore di Dio, si ritirò insieme con alcuni di loro, de' suoi piú confidenti, in Castello, a ore diciassette, e in tempo che già non solo i fanti e i cavalli venuti prima ma eziandio tutto il resto della gente saccheggiavano il palazzo e le cose e ornamenti sagri della chiesa di San Piero: non avendo maggiore rispetto alla maestà della religione e allo orrore del sacrilegio che avessino avuto i turchi nelle chiese del regno di Ungheria. Entrorono dipoi nel Borgo, del qual saccheggiorono circa la terza parte; non procedendo piú oltre per timore dell'artiglierie del Castello.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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