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      Passò finalmente Saluzzo, non avendo in fatto piú che quattromila tra svizzeri e grigioni e tremila fanti de' suoi; e condotto al Pulesine, ancora che si desiderasse non partisse di quivi per infestare lo alloggiamento di Firenzuola, dove anche spesso scorreva il Luzasco, si ridusse per piú sicurtà a Torricella e a Sissa. Ma due dí poi i tedeschi, partiti da Firenzuola, andorono a Carpineti e luoghi circostanti; e il conte di Gaiazzo, presa Rivolta, passò la Trebbia: né si intendeva quale fusse il disegno del duca di Borbone, o di andare a campo a Piacenza, come fusse uscito di Milano, o pure passare innanzi alla volta di Toscana. Passorono poi, l'ultimo dí dell'anno, i tedeschi la Nura, per passare la Trebbia e aspettare quivi Borbone, essendo alloggiamento manco infestato dagli inimici.
     
      Lib.17, cap.17
     
      Brevi del pontefice a Cesare e risposte di questo; offerte del generale di San Francesco al pontefice di trattare la tregua a nome di Cesare; trattative di tregua e provvedimenti di guerra del pontefice; mutamento di contegno del viceré verso il pontefice. Maggiori esigenze di Cesare per la pace coi collegati. Capitolazione del duca di Ferrara con Cesare.
     
      Nella quale freddezza delle cose di Lombardia, procedente non tanto dalla stagione asprissima dell'anno quanto dalla difficoltà che aveva Borbone di pagare le genti, per la quale erano, per la provisione de' denari, vessati e tormentati maravigliosamente i milanesi (per la quale necessità Ieronimo Morone, condannato alla morte, compose, la notte precedente alla mattina destinata al supplicio, di pagare ventimila ducati, al quale effetto era stata fatta la simulazione di decapitarlo; co' quali uscito di carcere diventò subito, col vigore del suo ingegno, di prigione del duca di Borbone suo consigliere e, innanzi passassino molti dí, quasi assoluto suo governatore), erano tra il papa e il viceré grandi i trattati di tregua o di pace; ma piú veri e piú sostanziali i disegni del viceré di fare la guerra, preso animo, poi che fu arrivato a Gaeta, dai conforti de' Colonnesi e dallo intendere che il pontefice, perduto totalmente d'animo ed esausto di denari, appetiva grandemente l'accordo, e predicando a tutti la sua povertà e il suo timore, né volendo creare cardinali per denari come era confortato da tutti, accresceva l'ardire e la speranza di chi disegnava di offenderlo.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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