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      La quale deliberazione gli dispiacque molto piú quando intese che il duca d'Urbino, venuto il terzo dí di gennaio a Parma, sopravenutagli leggiera malattia, si ritirò il quartodecimo dí a Casalmaggiore; e di quivi, cinque dí poi, sotto nome di curarsi, a Gazzuolo; dove già alleggierito della febbre ma aggravato, secondo diceva, della gotta, aveva fatto venire la moglie. Il quale procedere, sospetto molto al pontefice, chi voleva tirare a migliore senso arguiva che le pratiche sue degli accordi erano causa del suo procedere con questa sospensione. Ma il luogotenente, comprendendo, parte da quello che era verisimile parte per relazione di parole dette da lui, che a questi modi sinistri lo induceva anche il desiderio della recuperazione del Montefeltro e di Santo Leo posseduto da' fiorentini, giudicando che, se non si sodisfaceva di questo, sarebbeno il pontefice e i fiorentini nelle maggiori necessità abbandonati da lui, né gli parendo che queste terre fussino premio degno di esporsi a tanto pericolo, sapendo anche che il medesimo si desiderava a Firenze, gli dette speranza certa della restituzione come se n'avesse commissione dal pontefice: la quale cosa non fu approvata dal pontefice, indulgente piú, in questo caso, all'odio antico e nuovo che alla ragione.
      Stavano intanto gl'imperiali, avendo dato a' tedeschi pochissimi denari, alloggiati vicini a Piacenza, dove era il conte Guido Rangone con seimila fanti; donde correndo qualche volta Paolo Luzasco e altri cavalli leggieri della Chiesa, uno giorno, accompagnati da qualche numero di fanti e da alcuni uomini d'arme, roppono gli inimici che correvano, preseno ottanta cavalli e cento fanti, e restorono prigioni i capitani Scalengo, Zucchero e Grugno borgognone.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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