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      Ed era certo maravigliosa la deliberazione di Borbone e di quello esercito, che, trovandosi senza danari senza munizioni senza guastatori senza ordine di condurre vettovaglie, si mettesse a passare innanzi in mezzo a tante terre inimiche e contro a inimici che avevano molto piú gente di loro; e piú maravigliosa la costanza de' tedeschi, che partiti di Germania con uno ducato solo per uno, e avendo tollerato tanto tempo in Italia con non avere avuto in tutto il tempo piú che due o tre ducati per uno, si mettessino, contro a l'uso di tutti i soldati e specialmente della loro nazione, a camminare innanzi, non avendo altro premio o assegnamento che la speranza della vittoria; ancora che si comprendesse manifestamente che, riducendosi in luogo stretto le vettovaglie e avendo i nimici propinqui, non potrebbeno vivere senza denari: ma gli faceva sperare e tollerare assai l'autorità grande che aveva il capitano Giorgio con loro, che proponeva loro in preda Roma e la maggiore parte di Italia.
      Spinsonsi, a' ventidue dí, al Borgo a San Donnino; e il dí seguente, il marchese di Saluzzo e le genti ecclesiastiche, lasciato a guardia di Parma alcuni fanti de' viniziani, si partirono da Parma per la volta di Bologna, con undici in dodicimila fanti; lasciato ordine al conte Guido che da Piacenza venisse a Modena e i fanti delle bande nere a Bologna, restando in Piacenza guardia sufficiente. Cosí per il reggiano si condusseno, in quattro alloggiamenti, tra Anzuola e il ponte a Reno. Nel quale tempo Borbone era intorno a Reggio.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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