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      L'armata de' grossi navili, certamente molto potente, benché molte volte promettesse mandarla verso il regno, per quale si fusse cagione, non si discostò mai dalla Provenza o da Savona; e dopo avere concorso a dare due paghe a' fanti del marchese di Saluzzo, concordò co' viniziani, i quali tenevano minore numero di gente che quelle alle quali erano obligati, che 'l pagamento loro si traesse della contribuzione de' quarantamila ducati. E i conforti e gli aiuti del re di Inghilterra erano troppo lontani e troppo incerti. Vedeva i viniziani tardi ne' pagamenti delle genti; per colpa de' quali i fanti di Saluzzo e i svizzeri, che alloggiavano in Bologna, erano quasi inutili. Spaventavano le variazioni e il modo del procedere del duca d'Urbino, per la quale [cosa] conosceva non si avere a fare ostacolo alcuno che l'esercito imperiale non passasse in Toscana; donde, per la mala disposizione del popolo fiorentino, per lo avere i cesarei aderente la città di Siena, comprendeva cadere in gravissimo pericolo lo stato di Firenze ed eziandio quello della Chiesa. Queste ragioni lo commosseno: benché dopo molte pratiche e fluttazioni di animo, perché conosceva anche quanto fusse pernicioso e pericoloso il separarsi da' collegati e rimettersi alla discrizione degli inimici. Nondimeno, non essendo aiutato a bastanza da altri né volendo aiutarsi quanto arebbe potuto da se medesimo, e prevalendo in lui il timore piú presente, né sapendo fare con l'animo resistenza alle difficoltà e a' pericoli, [si risolvé] ad accordare col Fieramosca e con Serone, che erano in Roma per questo effetto in nome del viceré, di sospendere l'armi per otto mesi, pagando allo esercito imperiale sessantamila ducati: restituissensi le cose tolte della Chiesa e del regno di Napoli e de' Colonnesi, e a Pompeio Colonna la degnità del cardinalato, con l'assoluzione dalle censure (delle quali condizioni niuna fu piú grave al pontefice, e alla quale condiscendesse con maggiore difficoltà): e avessino facoltà il re di Francia e i viniziani a entrarvi fra certo tempo; nel quale entrandovi, uscissino i fanti tedeschi di Italia; non vi entrando, uscissino dello stato della Chiesa ed eziandio di quello di Ferrara: pagassensi quarantamila ducati a' ventidue del presente, il resto per tutto il mese; e che il viceré venisse a Roma: il che al papa pareva quasi uno assicurarsi della osservanza di Borbone.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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